martedì 15 ottobre 2013

10 domande a Italo Bonera - "Io non sono come voi" (Gargoyle)

In quella che è diventata ormai una rubrica fissa a cadenza mensile, "10 domande a...", abbiamo oggi il piacere di fare un'approfondita chiacchierata con lo scrittore Italo Bonera. Abbiamo ritenuto che l’uscita del suo più recente romanzo Io non sono come voi, finalista del premio Urania e pubblicato in formato cartaceo da Gargoyle Books, potesse costituire uno spunto perfettamente adeguato per approfondire la conoscenza di un autore che ha già conquistato alcuni ottimi risultati nel campo della narrativa fantastica. Italo ha infatti vinto nel 2004 il Premio Fredric Brown grazie al racconto breve American Dream, è arrivato poi in finale al Premio Urania 2006 con il romanzo ucronico Ph0xGen!, scritto a quattro mani con Paolo Frusca, e nel 2012 è stato nuovamente finalista dell’Urania proprio con Io non sono come voi. Quest’ultima opera è un solido thriller/noir di ambientazione fantascientifica, avvincente e intenso, che ha - tra i vari pregi - la capacità di far riflettere su alcuni aspetti deleteri della società odierna.
Andiamo a conoscere insieme Italo Bonera…


#01
Altrisogni:
Io non sono come voi è un romanzo cupo, un noir di ambientazione metropolitana. Come mai hai scelto di ambientarlo in un contesto futuristico? Quali sono gli elementi che l'ambientazione fantascientifica ti ha permesso di portare a galla, di esaltare?


Italo Bonera: Immaginando un futuro possibile ho potuto deformare il presente, portandone all’estremo alcune tendenze e descrivendo così l’involuzione della società attuale. Solo nella fantascienza troviamo simili opportunità, quando si racconta di un universo parallelo alternativo oppure di un futuro ipotetico.
L’elemento tecnologico, di solito preponderante nella fantascienza, in questo romanzo è poco presente. Infatti, il progresso scientifico, contrariamente alla percezione collettiva, ha subito negli ultimi trent’anni un forte rallentamento: siamo passati dai teleschermi in bianco e nero a quelli tridimensionali, ma è un miglioramento banale, non sostanziale. Negli anni cinquanta si immaginava un 2000 in cui l’abbondanza di energia nucleare da fusione avrebbe risolto ogni problema: lavoro umano ridotto al minimo, robot ovunque, “cervelli elettronici”, viaggi spaziali… Invece, stiamo ancora bruciando combustibili fossili nei motori a pistoni, come cento anni fa. E i “cervelli elettronici” si sono rivelati ben poco intelligenti. Anche nel progresso sociale le cose non vanno meglio. Sono cambiate, e molto, le forme degli oggetti. Ecco perché nel mio romanzo le tecnologie sono appena poco migliori rispetto alle attuali: è un riflesso della situazione che viviamo. Il futuro è lontano, e forse non lo vedremo mai. Oggi internet e gli smartphone hanno cambiato le abitudini di comunicare e le relazioni sociali, ma la vera rivoluzione l’hanno determinata (sembra dozzinale, ma è così) l’elettrificazione di massa, la lavatrice, il frigorifero - non a caso, nel periodo coincidente con gli anni d’oro della fantascienza. Quelle che oggi sembrano banali macchine domestiche hanno rappresentato un vero progresso, perché andavano a risolvere bisogni primari. Tablet e TV in HD sono puro consumismo, soddisfacimento immediato di desideri indotti.


#02
A.: Uno degli aspetti seriamente inquietanti del tuo romanzo è il fatto che la società che dipingi, governata da un regime totalitario abilmente mascherato da democrazia, sia in realtà poco più estrema di quella odierna… Giusto quanto basta per diventare oppressiva e profondamente ingiusta in ogni suo meccanismo. Secondo te, la società di oggi è davvero così prossima al disastro?


I.B.: Vedo molta indifferenza, manca il senso di collettività, la coscienza sociale. È dall’aridità di questo terreno che potrebbe nascere qualcosa di simile alla “Totaldemocrazia”, un regime che, senza schierare carri armati per strada o praticare deportazioni di massa, prospera grazie alle coscienze intorpidite - abituate all’abuso e alle meschinità del Potere - di “un popolo storicamente incapace di dissentire”, come diceva Pasolini. Ma non sono pessimista, non è una previsione che voglio sostenere, è solo uno dei mille futuri possibili, da evitare.

#03
A.: Nel 2006 eri già stato finalista al Premio Urania con il romanzo ucronico
Ph0xGen!, scritto insieme a Paolo Frusca e pubblicato nel 2010 all'interno del volume Un impero per l'inferno, collana Urania Millemondi. Come sei cambiato tu e come ritieni che sia cambiato il tuo modo di scrivere da Ph0xGen! a Io non sono come voi?

I.B.: Ph0xGen! è stato un progetto di scrittura a quattro mani, in cui c’erano due ruoli ben definiti: quello di Paolo, appassionato di Storia, e il mio, più rivolto alla narrativa di genere. Entrambi però accomunati dal gusto per la citazione della cultura popolare (cinema, fumetto…). Collaborando abbiamo smussato vicendevolmente molti spigoli, ma ognuno poteva trovare sponda nell’altro nei momenti di crisi o di stanchezza. Un romanzo in solitario permette maggior libertà, una completa espressione dello stile personale, ma anche più rischi e fatica. Questa è stata la diversità più evidente nella stesura dei due romanzi. Però tra il primo e il secondo (intervallati da diversi racconti inediti) non ho la sensazione di aver modificato il mio approccio alla scrittura. Certo, l’esperienza conta, eccome, ma la tecnica non è l’aspetto più importante.
 

A.: Ritieni che sia cambiato anche il mercato italiano della narrativa di genere, nel frattempo?

I.B.: Percepisco un abbassamento qualitativo, da parte di alcuni editori, nel proporre libri a basso prezzo, con cattive traduzioni o confezioni scadenti. Inoltre, cambiano le mode. I vampiri escono dagli scaffali, entrano le varie sfumature cromatiche. Una costante c’è: gli acquisti si concentrano sugli autori noti al pubblico televisivo, oppure sui tre o quattro bestseller da ombrellone. La maggior parte degli italiani legge un libro all’anno, e di conseguenza non affina un gusto personale, non esplora e non rischia.

#04
A.:
Io non sono come voi contiene una buona quantità di efficaci scene d’azione, cosa abbastanza rara nei romanzi di fantascienza italiani e, per quanto ci riguarda, sempre molto apprezzata. Come ti rapporti alla scrittura delle scene d’azione?

I.B.: Le scene d’azione nascono da un’idea che maturo pian piano, e quando inizio a scriverle le ho già ben presenti, riesco a svilupparle con relativa facilità: non so se è un difetto o solo una caratteristica della mia scrittura, ma nel mio romanzo i capitoli sono singoli episodi e credo che li si potrebbe leggere come una sequenza di racconti. Anche ogni scena d’azione è, appunto, racchiusa in un singolo capitolo. Poi, come per tutto il resto, c’è un lungo lavoro di rifinitura e messa a punto.

#05
A.: Come hai costruito il romanzo? Quanto ti piace lavorare sull’ambientazione e quanto sull’intreccio?


I.B.: Mi piace concentrarmi su singole situazioni, magari raccordandole successivamente. Costruire una storia definita fin dall’inizio mi è faticoso, almeno fino al momento in cui individuo un finale soddisfacente: quando l’ho trovato (e scritto), riempio lo spazio che lo separa dall’incipit. Io non sono come voi è nato da una serie di appunti che raccoglievano in forma narrativa alcune suggestioni scaturite da fatti di cronaca o situazioni reali. Ho lavorato su queste pagine cercando di collegarle, perché capivo che qualcosa le accomunava. Mi sono reso conto che poteva nascere una vera storia, così ho immaginato un personaggio improbabile (ma, mi auguro, interessante), e l’ho collocato in un’ambientazione che mi permettesse di sviluppare la narrazione con libertà, inserendo elementi come il Distretto Cinese, la Divisione Terza o il Polialcaloide Viola, funzionali all’intreccio. Non meno importanti gli altri personaggi, coprotagonisti e antagonisti, ai quali ho dedicato molta attenzione.


#06
A.: Affermi tu stesso, in coda al romanzo, di aver tratto ispirazione per alcuni passaggi da opere di alcuni grandi romanzieri (André Héléna, Georges Simenon, Léo Malet, Ross Macdonald…) e anche da un episodio della serie TV
Dexter. In sostanza, da grandi autori di noir e hard boiled. E la fantascienza? Quali sono i tuoi personali riferimenti di fantascienza… se ci sono?

I.B.: La fantascienza è stata la mia iniziazione alla lettura. Per anni ho acquistato vecchi Urania alle bancarelle dell’usato, e li divoravo, senza badare all’autore o al titolo. Adesso frequento più altri generi, quelli citati, appunto. Ma la fantascienza mi è rimasta nel cuore: è narrativa che racconta mondi immaginari, eppure solidamente ancorati alle leggi fisiche, quindi possibili, seppur improbabili. Ciò che mi affascina non è solo il “sense of wonder” di romanzi come Incontro con Rama di A. C. Clarke, ma anche lo stupore di racconti come il celebre Sentinella di F. Brown, che descrive in una sola pagina la frustrazione di un soldato, un fante, che combatte una guerra su un pianeta sperduto a cinquantamila anni luce da casa… alla fine del racconto il lettore si trova a porsi domande sulla guerra, sul concetto di nemico, sull’idea di altro – ecco, questa è per me fantascienza: narrare un mondo immaginario (ma possibile) che riflette, come uno specchio deformante, il qui e ora di ognuno di noi, amplificandolo, portandolo al limite. Quindi, non me la sento di affermare che ho dei riferimenti specifici: considero la fantascienza in sé un riferimento. Se vogliamo elencare titoli e autori, alla rinfusa, oltre ai già citati, Quelli di Anarres e La mano sinistra delle tenebre della grandissima Ursula le Guin, Hyperion di Dan Simmons, Il fiume della vita di P. J. Farmer, i racconti di P. K. Dick, la trilogia di Asimov, i romanzi di Kurt Vonnegut, Morire per vivere di John Scalzi (uno dei pochi contemporanei). E soprattutto, testo imprescindibile da leggere e rileggere, l’antologia Le meraviglie del possibile, in catalogo dal 1959…

#07
A.: Cosa puoi dirci del tuo rapporto con la fase di editing, prima della pubblicazione?


I.B.: I miei primi e più importanti editor sono alcuni amici che si prestano alla lettura della versione grezza. Sono fortunato, perché non risparmiano critiche e suggerimenti. A loro va tutta la mia gratitudine. Poi c’è l’editing professionale. Con Io non sono come voi non ci sono state modifiche nella vicenda, nella struttura, nei personaggi. Sono state eliminate un paio di pagine e alleggeriti alcuni passaggi. Nel corso di varie settimane di confronti, scambi, ripensamenti, suggerimenti accolti e rifiutati, mi sono reso conto che l’editing è un lavoro intenso, sia per l’autore che per l’editor. Credo che nessuno accetti di buon grado l’alterazione anche di una sola parola del proprio testo. Io ho cercato di riflettere su ogni suggerimento, anche minimo, prima di accettarlo o meno, e questo ha richiesto tempo e impegno. Nei punti più controversi ho chiesto anche opinione agli amici, miei primi lettori.

#08
A.: Come autore hai avuto modo di sperimentare sia la distribuzione in edicola, con Urania Millemondi, sia la distribuzione in libreria, con l’opera edita da Gargoyle. Anche se
Io non sono come voi è uscito tutto sommato da poco, sei già riuscito a farti un’idea di pregi e difetti dei due sistemi? Preferisci la visibilità in edicola o in libreria?

I.B.: L’uscita nelle edicole è una meteora, un mese, tre al massimo, e poi il romanzo scompare. Si ha giusto il tempo di imbastire una presentazione. Con Urania il volume è andato esaurito, e si parla di alcune migliaia di copie vendute, traguardo irraggiungibile dal romanzo attuale. Invece, quando un romanzo è distribuito nelle librerie, il confronto con i lettori è più intenso, grazie ai tempi più lunghi, e ciò, seppur più faticoso, è anche più gratificante.


#09
A.: Come guardi all’avvento degli ebook e dell’editoria elettronica?


I.B.: Appartengo alla generazione legata al libro da sfogliare, spiegazzare, mettere sullo scaffale una volta finito, riprendere in mano dopo qualche tempo… La diffusione dell’ebook è destinata a crescere, e i vantaggi sono evidenti. Però, da lettore, uno dei miei feticci è il libro autografato dall’autore: come si fa con un ebook? E le librerie? Non ci saranno più? Sarebbe triste, fanno parte del tessuto urbano vivo delle nostre città. Ma voglio essere ottimista, e mi auguro che il libro elettronico catalizzi l’attenzione di nuovi e giovani lettori, che, lo ripeto, in Italia sono ancora troppo pochi. Poi c’è tutto il capitolo dell’autoproduzione, ma qui il discorso si farebbe lungo.



#10
A.: Cosa ti aspetti dopo
Io non sono come voi?
Oltre alla graphic novel basata su Ph0xGen! hai altri progetti in cantiere?

I.B.: C’è una serie di racconti, alcuni scritti a quattro mani con Paolo Frusca, che mi piacerebbe autoprodurre in ebook, una piccola raccolta economica. Poi ho in lavorazione un romanzo, ma è ancora presto per parlarne. Posso dire che sarà ambientato in un passato recente, con molti elementi immaginari.
In merito alla graphic novel tratta da Ph0xGen!, il progetto ha subito un rallentamento ma prosegue. Il nostro sceneggiatore, Christian Bisin, ha fatto un lavoro eccellente, riuscendo a condensare in poco più di cento tavole la complessità del romanzo. I disegni di Angelo Bussacchini sono di grandissima qualità, ne siamo entusiasti. Credo che sarà interessante per i lettori trovare in libreria, a un prezzo contenuto, il romanzo (rieditato) e la graphic novel tratta da esso.


Ringraziamo Italo Bonera per aver dedicato una parte del suo tempo a rispondere alle nostre dieci domande e gli auguriamo di portare a compimento nel modo migliore i progetti in corso... Noi, dal canto nostro, speriamo di poterli leggere al più presto! Un saluto e alla prossima intervista.


SCHEDA DELL'OPERA

Io non sono come voi
(Gargoyle Books),
romanzo di Italo Bonera

  • Titolo: Io non sono come voi
  • Autore: Italo Bonera
  • Editore: Gargoyle Books
  • Pagine: 256
  • Prezzo: 14,90 euro (cartaceo)




2 commenti:

  1. Grazie Enrico, ci fa piacere il tuo apprezzamento :) Con Italo si è parlato effettivamente di questioni interessanti, è stato un piacere poterlo intervistare.

    RispondiElimina