lunedì 24 ottobre 2011

Altrisogni 4: Nel buio – Giuseppe Agnoletti intervista Yuri Abietti

Ecco di seguito l’intervista fatta da Giuseppe Agnoletti, vincitore della sezione fotografica, a Yuri Abietti, vincitore della sezione letteraria del concorso Nel buio.


Giuseppe Agnoletti: Spesso si dice che scrivendo racconti non si va da nessuna parte. Tuttavia hai pubblicato una raccolta e stai lavorando a un romanzo science-fantasy; quale  il tuo impatto con una vicenda più completa, lunga e articolata?

L'ultimo incantesimo, di Yuri Abietti,
Dbooks.it 2010
Yuri Abietti: Innanzitutto non sono d'accordo (come penso non sia d'accordo nemmeno tu) sulla premessa che “scrivendo racconti non si va da nessuna parte”. Credo, al contrario, che il racconto sia un mezzo comunicativo estremamente efficace e divertente, sia da leggere che da scrivere. Riguardo al mio romanzo science-fantasy, per ora è rimasto fermo a uno di quegli “stop” che, almeno credo, chiunque si accinga ad affrontare una narrazione più lunga e completa, prima o poi, inevitabilmente incontra. Il mio impatto con una vicenda più lunga e articolata è simile all'impatto tra i marines americani e le truppe tedesche a Omaha Beach... Sfortunatamente, trovo sempre molto difficoltoso avere la pazienza e, soprattutto, il tempo necessari per portare a termine un compito più ampio e complesso. Ma pagina per pagina, parola per parola... Staremo a vedere!




G.A.: Quali sono, o sono stati (se ci sono stati), i tuoi punti di riferimento come scrittori?

Y.A.: Come ho scritto nell'introduzione de L'ultimo incantesimo, la raccolta di racconti pubblicata gratuitamente da dbooks.it a cui facevi riferimento nella domanda precedente, ci sono stati molti scrittori che mi hanno affascinato e ispirato. J. R. R. Tolkien e Stephen King sono sicuramente tra i miei autori preferiti, ma potrei citare anche Fritz Leiber, Michael Moorcock, H. P. Lovecraft, Stefano Benni, Umberto Eco, Terry Brooks, C. A. Smith, Richard Adams, Michael Ende e molti altri ancora... E, perché no? Anche autori di altre forme di narrazione scritta, come Alfredo Castelli e il mai abbastanza compianto Sergio Bonelli, con i loro incredibili personaggi di carta e inchiostro.


G.A.: Il tuo bel racconto - Il grande buio -  di genere fantastico, inquietante, ma indubbiamente efficace. Hai un genere privilegiato nel quale ti rispecchi di più, sia come lettore che come scrittore?

Y.A.: Innanzitutto grazie per il “bel racconto”! Questa è una domanda alla quale, apparentemente, dovrebbe essere semplice rispondere, eppure non è così. Sicuramente, come credo sia per molte persone, i generi che preferisco leggere (fantasy, fantascienza, horror) sono anche i generi che mi ispirano maggiormente a scrivere. Tuttavia, mi sono trovato spesso spinto alla stesura di un racconto non tanto per una scelta “di genere” ma, magari, per motivi personali, come la necessità di mettere nero su bianco una situazione e provare una “soluzione alternativa”, cercando di comprenderla meglio attraverso il percorso della scrittura. Diciamo, comunque, che l'horror e il fantasy sono sicuramente due generi con i quali mi diverto molto.


Il racconto vincitore, su D&N n.11 e Altrisogni n.4

G.A.: Domanda difficile: cosa ti aspetti realmente dalla scrittura?

Y.A.: Successo, fama e un sacco di soldi! A dirti la verità, è davvero una domanda difficile, al punto che non credo di essermela mai posta esplicitamente, in questi termini, prima d'ora. Non so di preciso cosa aspettarmi dall'atto creativo in sé e dalla scrittura in particolar modo, se non la capacità di auto-espressione fine a sé stessa. Forse, mi aspetto che la scrittura, in qualche modo, mi permetta di mostrare parti di me, pensieri o fantasie, che altrimenti non troverebbero facilmente uno sfogo. Per lo stesso motivo, amo cantare e scrivere canzoni. Sebbene con media diversi e in forme diverse, la motivazione alla base è sempre quella: creare un collegamento tra te stesso e il mondo.


G.A.: L’ultima è forse una domanda di basso profilo. Quasi tutti gli scrittori mettono in cantiere atteggiamenti più o meno scaramantici. Chi scrive solo di notte, chi di giorno, chi solo fumando un pacchetto di sigarette. Tu a quali riti ricorri?

Y.A.: Per arrivare a sviluppare degli atteggiamenti scaramantici o, addirittura, dei veri e propri riti (come l’autore protagonista di Misery, che fuma una sigaretta e beve un bicchiere di champagne ogni volta che finisce un romanzo) dovrei essere uno scrittore molto più prolifico e costante di quanto non sia. Per ora, tutto ciò che posso dire è che amo scrivere dopo il tramonto a causa della mia natura nottambula e che, sfortunatamente, quando sono al computer fumo un bel po'... Per fortuna, almeno non bevo champagne!


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